martedì 8 gennaio 2013

CAPITOLO 5 - LE TECNICHE PARTICOLARI



STRALCIO DI UNA TESI SU LIGUSTRO
Ligustro nelle tesi di laurea

CAPITOLO 5
LE TECNICHE PARTICOLARI

5.1 L'uso delle polveri di mica, d'oro, d'argento e perla (Kirazuri)
Senza dubbio, una delle caratteristiche che rendono le stampe di Ligustro molto affascinanti, è data dalla straordinaria vivacità e lucentezza dei colori. Laddove i Giapponesi riuscivano a rendere vivaci e brillanti i loro colori aggiungendo il bianco gofun all&rsquoimpasto di colla e pigmenti, così Ligustro ottiene un risultato estremamente più raffinato, usando un bianco splendente, quel diossido di titanio, con il quale impasta le polveri, amalgamandole con le lacche.

Tuttavia, il segreto della lucentezza di alcuni particolari è da attribuire alle polveri di mica, che egli scopre nei primi anni 90 e che sperimenta, in maniera sempre più originale rispetto alla tradizionale tecnica giapponese.
5.3 La tecnica del Kimpaku

Diverso è il discorso delle superfici stampate a foglia d'oro, che richiede una tecnica particolare chiamata Kimpaku.

Mentre i Giapponesi si limitavano a stampare piccolissimi particolari in oro, Ligustro riesce a realizzare anche grandi campiture dorate pur seguendo la seguendo la tecnica tradizionale.

E&rsquo importante precisare che, a differenza del kirazuri che può essere fatto in qualsiasi momento, il kimpaku deve essere realizzato prima della stampa dei colori.

Ligustro applica sul cliché del colore la missione per doratura leggermente tinta con polvere rossa e la stampa sulla carta. A questo punto, applica sulla superficie adesiva fresca, l'oro in foglia sino a coprire interamente la zona desiderata, senza seguirne con precisione i contorni. Quando le superfici sono molto grandi, egli applica l&rsquooro a strisce o a pezzi piuttosto piccoli, ottenendo, per effetto delle giunzioni, una maggiore vibrazione della superficie dorata.

Una volta asciutta l&rsquoapplicazione, le zone dorate eccedenti i contorni, vengono asportate manualmente in quanto non incollate, lasciando così pulito il resto della carta su cui stampare successivamente i colori. Dalla descrizione della tecnica è evidente che se la foglia d'oro fosse applicata in una fase successiva e non per prima, asportando le parti in eccesso, si macchierebbero inevitabilmente gli altri colori, compromettendo così l&rsquointegrità della composizione stessa. Ligustro utilizza le stesse modalità di esecuzione per le campiture a foglia d'argento, tecnicamente chiamate Gimpaku.

Nella stampa "Il mio mondo" del 1989 ad esempio (fig 5.2)1 il bokashi è stato eseguito sullo sfondo tra i colori blu e giallo.

Fig. 5.2
Il mio mondo

Molto più evidente è il bokashi ottenuto nella nishiki-e del 1990 intitolata "Veduta di Oneglia al tramonto" (fig. 5.3) dove l'artista rende vibrante il mare del porto attraverso un disinvolto passaggio dal blu intenso del primo piano al delicato giallo-rosa e azzurro-celeste del secondo piano, evidenti riflessi di altrettanto geniali ed efficaci giochi di colore nel cielo al tramonto.
5.5 Il Karazuri e il Kimekomi

Nel capitolo precedente (cfr. par. 4.1 I tradizionali pigmenti giapponesi) si è visto come, secondo la tradizione, la resa delle campiture bianche si ottiene sfruttando lo sfondo offerto dalla carta di stampa. Questa soluzione risulta essere quella ideale per eseguire delle goffrature in rilievo secondo la tecnica chiamata Karazuri o delle decorazioni incise conosciute con il nome di Kimekomi.

Nello specifico, il Karazuri si ottiene premendo la carta di stampa su una matrice in cui è inciso in negativo, (cioè scavato nel legno,) solamente il motivo decorativo desiderato. In questo modo la carta, adagiata al contrario sulla matrice, penetra nella superficie convessa e si ottiene il rilievo (fig. 5.4) Il kimekomi invece, prevede un procedimento che è l'esatto contrario del karazuri, ossia l'effetto di avallamento ottenuto per pressione della carta su un cliché in rilievo.

Fig. 5.3

Ligustro racconta: "Queste due tecniche venivano eseguite solamente sulla carta bianca e bastava una leggerissima pressione per ottenere l'effetto desiderato. Essa veniva esercitata con le mani o con i gomiti; talvolta si usavano attrezzi artigianali particolari quali ad esempio martelletti di caucciù. Era importante dosare la pressione perché si agiva su una carta umida e quindi una forza eccessiva avrebbe inevitabilmente strappato il supporto". Per questo motivo si capisce anche come, sia il karazuri che il kimekomi, non potessero essere realizzati sui colori, in quanto diversamente si sarebbe rovinata la stampa.

Ligustro, per realizzare i suoi karazuri e kimekomi, riprende essenzialmente le modalità d'esecuzione originali, ma estende gli effetti anche alle campiture di colore. Questo gli è possibile in quanto, a differenza dei Giapponesi, egli stampa su una carta più resistente e soprattutto asciutta che sopporta pressioni maggiori e permette effetti più marcati. Lo stesso discorso vale anche per i suoi colori che essendo a base di lacca e non ad acqua, sono più resistenti e non si rovinano.

Per ottenere effetti più marcati esercitando una maggiore pressione, egli ricorre ad attrezzi e particolari quali ad esempio denti di cervo, piuttosto che la superficie arrotondata del manico di un pennello, oppure ancora una specie di tampone di caucciù rivestito con un panno.

L'uso dei colori a base di lacca, della carta asciutta e di strumenti di lavoro specifici, uniti al perfezionamento quasi maniacale delle tecniche di incisione, permettono al nostro artista di stampare contemporaneamente il karazuri e il kimekomi. In questo caso specifico, egli agisce su un unico cliché in cui è inciso solamente il kimekomi; infatti, premendo la carta sui bordi in rilievo con un rullo, ottiene la depressione, ma al tempo stesso esercita, con altri strumenti, una pressione negli spazi convessi chiusi dai rilievi stessi. Il risultato che egli ottiene è una bordatura incisa sulla carta, corrispondente ai margini della campitura, che chiude quest'ultima in rilievo.







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