giovedì 10 gennaio 2013

CAPITOLO 3 - LIGUSTRO E LA XILOGRAFIA NISHIKI-E




STRALCIO DI UNA TESI SU LIGUSTRO
Ligustro nelle tesi di laurea

CAPITOLO 3
LIGUSTRO E LA XILOGRAFIA NISHIKI-E

3.1 L'approccio con la Nishiki-e


Nel capitolo dedicato all'uointroduzione storica dell'arte giapponese ed in particolare di quelle espressioni sviluppatesi durante il periodo Edo, si è individuato quello che è il nucleo intorno al quale si allarga, in modo estremamente originale, la produzione del nostro artista a partire dalla metà degli anni 80.

Egli, raggiunta la piena soddisfazione nella sperimentazione tecnica degli inchiostri prima e dei pastelli poi, alternata ad esplorazioni estremamente approfondite nell'ambito delle tecniche incisorie tradizionali occidentali (acquaforti e punte secche su rame e zinco ma anche litografie e stampe su linoleum), inizia a dedicarsi in modo assoluto alla xilografia policroma, secondo la complicatissima e raffinatissima tecnica nishiki-e o &ldquostampa broccato".

Il termine è da attribuire alla sontuosa gamma di colori ottenuta usando materiali e pigmenti preziosi, le cui goffrature, impiegate specialmente per mettere in rilievo le pieghe dei delicatissimi kimono o evidenziare alcune parti delle ambientazioni di fondo, ricordano la consistenza di alcuni tessuti pregiati. E' innegabile come le esperienze stilistiche e tecniche affrontate, risultino fondamentali per affrontare il nuovo percorso nell'ambito della disciplina xilografica e mi riferisco alla profonda conoscenza acquisita in merito all'uso delle carte e altri supporti (tessuti), nonché al ricchissimo spettro cromatico della sua tavolozza.

Ligustro inizialmente si limita a seguire la tecnica xilografica tradizionale e poco alla volta azzarda modifiche che col tempo si fanno sempre più sostanziali, riconducibili ad inevitabili esigenze di carattere pratico che verranno esaminate, e dettate da quello che ritengo un aspetto nuovo del suo essere artista. Mi riferisco al fatto che, diversamente dai tempi dei suoi esordi in cui non nutriva nessun tipo di ambizione artistica, nel momento in cui focalizza nella xilografia giapponese il suo veicolo espressivo ideale, egli maturi il desiderio di formare una scuola. Le sue intenzioni sono molto chiare: "Il mio progetto iniziale era quello di insegnare una certa disciplina che avesse non uno sbocco commerciale, bensì un intento puramente artistico e sperimentale".

3. 5 Ligustro e il problema della stampa

Durante la sua rielaborazione tecnica, Ligustro si rende conto che l'importante possibilità di realizzare stampe con moltissimi colori, incontra un ostacolo nella manipolazione della carta da stampa. Ogni passaggio di colore infatti, comporta un progressivo logorio del supporto stesso, in corrispondenza dei punti di riferimento del kento. Per ovviare a questo problema egli inizialmente rinforza la carta con nastri adesivi per proteggerla da eventuali strappi e successivamente giunge ad inventare i telai di stampa.

Si tratta di una introduzione tecnica e pratica molto importante del processo di realizzazione delle sue nishiki-e. Essi sono delle vere e proprie cornici di compensato rettangolari spesse quattro millimetri su cui viene fissata la carta e la cui finestra interna corrisponde all'effettiva superficie della stampa (vedi Tavola A). I vantaggi di questo espediente sono diversi. Innanzitutto Ligustro risolve il problema dei margini rovinati in corrispondenza del kento e in secondo luogo viene eliminato qualsiasi rischio di minimo movimento della carta durante la stampa. Inoltre, il nostro artista, grazie alla perfetta rigidità che il telaio garantisce, ha la possibilità di stampare non solo su supporti cartacei, bensì su vari tipi di tessuti, compresa la seta, più difficili da fissare.

 
Tavola A
Telaio di stampa

L'invenzione e l'uso dei telai richiede a Ligustro l'ennesimo perfezionamento del processo di stampa, in quanto il sistema di allineamento non è più adeguato al nuovo metodo. Ligustro in questo modo introduce il doppio kento che permette il bloccaggio dei vari cliché dei colori pronti per essere inchiostrati e stampati e contemporaneamente il perfetto posizionamento e bloccaggio del telaio in corrispondenza degli stessi durante la stampa delle campiture cromatiche.

Il doppio kento costituisce, come dice la parola stessa, un duplice sistema di registro e consiste in un vero e proprio piano di lavoro che l'artista appoggia sul tavolo del suo laboratorio e sostituisce a seconda delle dimensioni della stampa che intende realizzare. Si tratta di una tavola di legno comune (multistrato o truciolato) di tre centimetri di spessore circa, su cui vengono ricavati due separati sistemi di registro, uno interno e uno esterno.



Fig. 3.11
Particolare del Kento interno con cliché pronto da incidere



Fig. 3.12
Particolare dei punti di allineamento del Kento esterno 

Il primo serve per bloccare le matrici lignee dei colori o del disegno, come mostra la figura 3.11, mentre quello esterno allinea il telaio della carta in perfetta corrispondenza con i cliché stessi. Ligustro ricava i riferimenti interni fissando quattro chiodi sulla tavola secondo la disposizione a doppia "L" (modificata rispetto al kento tradizionale), in modo tale che i cliché, tutti di uguale dimensione, vengano fissati all'interno del registro stesso tramite dei piccoli spessori di legno. Quello esterno viene ricavato allo stesso modo e i punti di allineamento (due) vengono disposti sulla tavola secondo le dimensioni dei telai della carta, facendo in modo che la finestra interna corrisponda alla posizione delle matrici (vedi fig. 3.12). In realtà, mi svela Ligustro, "la finestra del telaio deve essere sempre leggermente più grande rispetto ai cliché in quanto devo tenere conto dello spazio occupato su un lato dagli spessori di bloccaggio delle tavole (generalmente due centimetri)". Il sistema del doppio registro e dei telai di stampa si rivela estremamente ingegnoso e permette un processo di stampa in un certo senso automatizzato in quanto sostituisce quello che nel sistema giapponese, è il passaggio del singolo foglio da uno stampatore all'altro, ciascuno dei quali è proposto all'impressione di una singola campitura (si tratta in effetti di una vera e propria catena di montaggio).

Ligustro infatti, stampa ogni campitura di colore della composizione sostituendo di volta in volta le matrici ad esse corrispondenti, chiudendole infine, come una sorta di cloisonnisme, all'interno del disegno, il cui cliché ovviamente viene stampato per ultimo. Egli inoltre realizza un telaio supplementare su cui fissa un foglio trasparente di acetato e sul quale stampa, ad inchiostro nero, l'intera composizione. Esso gli permette di tenere costantemente sotto controllo l'allineamento delle varie zone di colore rispetto al disegno man mano che le stampa, in modo da poter intervenire qualora si verifichino anche delle minime sovrapposizioni non previste. La Tavola B mostra più chiaramente come funziona il sistema di allineamento e di stampa del doppio registro.





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